Milano: “Leonardo Bistolfi, simbolista visionario”, la nuova mostra di Galleria Silva

Milano: “Leonardo Bistolfi, simbolista visionario”, la nuova mostra di Galleria Silva.

Dal 20 ottobre Galleria Silva accoglierà una scelta delle più affascinanti e visionarie opere di uno dei maggiori protagonisti del simbolismo europeo: Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 15 marzo 1859 – La Loggia, 3 settembre 1933). La mostra sarà una ricognizione all’interno dell’affascinante e visionario universo espressivo dello scultore piemontese, il cui personalissimo e altamente immaginoso linguaggio plastico ebbe non poche ripercussioni stilistiche tanto in Europa quanto oltreoceano, arrivando a influenzare la coeva statuaria monumentale dell’America centromeridionale (infatti già all’epoca la critica parlava di “bistolfismo” e di scultori “bistolfiani”).

Formatosi prima all’Accademia di Brera a Milano e poi all’Albertina di Torino, sotto la guida di Odoardo Tabacchi, dopo un esordio di matrice verista e scapigliata, Bistolfi aprì i propri orizzonti estetico-culturali al simbolismo letterario di matrice franco-fiamminga e alle istanze del decadentismo europeo. Egli si identificava in modo particolare nel concetto di “operaio della Bellezza”, seguendo una linea ideologica e spirituale che era, in sostanza, quella tracciata da John Ruskin e William Morris.

Proprio al periodo simbolista, il più rappresentativo e influente della sua intensa carriera, è dedicata l’esposizione di Galleria Silva: un percorso ideale che va da una versione in gesso della testa dell’Alpe per il Monumento a Giovanni Segantini di Saint-Moritz (La Bellezza liberata dalla Materia, 1899-1906), forse la scultura più iconica dell’intera produzione bistolfiana, per approdare al marmo La Volontà o L’Industria (1925 ca.), uno straordinario esemplare proveniente dalla collezione storica di un illustre personaggio, legato a Bistolfi da un antico vincolo amicale, e da essa mai uscito fino a oggi. La Volontà rappresenta al massimo grado la parziale mutazione dei moduli simbolisti dell’autore, avvenuta dopo la Grande Guerra e durante i primi anni del ventennio littorio, per cui il turgore delle forme e la monumentalità della figura allegorica tradiscono un timbro diverso, più carico e sensuoso, in un certo senso più “novecentista”, rivelando una sontuosità e un’opulenza visibilmente accentuate.

Completano il percorso un esemplare di misure ridotte della Croce Brayda (1901), assai rara da trovarsi in terracotta; la targa per la Società Bibliografica di Torino (1905-1906), prezioso gesso carico di echi preraffaelliti, dedicato all’amico scultore, pittore e scenografo Lodovico Pogliaghi; il particolare in bronzo della figura femminile di destra della targa per la Cassa di Risparmio di Milano (1906), uno dei testi figurativi di Bistolfi maggiormente compromessi con il Liberty, sull’onda lunga dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino del 1902, per la quale l’artista aveva disegnato un celebre manifesto; l’ispiratissima targa funeraria per André Gladès (1906-1908 ca.), pseudonimo maschile della scrittrice svizzera Nancy-Marie Vuille, morta trentanovenne a Ginevra nel gennaio 1906; il bassorilievo in gesso della Culla per il monumento-ossario La Patria (1906), commemorativo della battaglia del 1706 a Madonna di Campagna; il gesso del verso del modello della medaglia per le gare sportive “Florio” di Palermo (1907); e, sempre in gesso, la testa della figura della Morte del monumento funerario Abegg (1912-1913), collocato nel cimitero di Zurigo. Non va infine dimenticata la targa in bronzo per Giovanni Faldella e Leonardo Bistolfi (1913), cavalieri dell’ordine civile di Savoia, significativa opera “bistolfiana” del torinese Edoardo Rubino.

In mostra sarà presente un catalogo a cura di Armando Audoli.

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